Novembre 24, 2020 –
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In questi giorni una decina di compagni/e vengono raggiunti dalle carte di tribunale, denunciati/e per aver partecipato e dato vita ad un presidio contro Leonardo un anno fa.
Ripercorriamo quelle giornate, quel che ĂŠ avvenuto e quel che avviene ancora oggi:
Il 18 ottobre 2019 compagni e compagne si riunivano sotto la sede di Leonardo Spa (Ex Finmeccanica), a Chieti, per un presidio contro i sanguinari rapporti dellâazienda italiana con la Turchia di Erdogan, che poco prima, il 9 ottobre, aveva iniziato lâoffensiva contro il Nord-Est della Siria, nel Rojava. Non stiamo qui a ribadire gli stratosferici profitti del Made in Italy nel commercio bellico; lâItalia domina nel settore mediante accordi tra Ministero della Difesa, banche come Unicredit e aziende come Leonardo, produttrice di bombe, elicotteri dâassalto e sistemi tecnologici avanzati da guerra.
In seguito a diversi interventi davanti ai cancelli dellâazienda, il presidio si è mosso in corteo verso la stazione per poi arrivare allâuniversitĂ , anchâessa in rapporti di âricercaâ con Leonardo. Nella sede universitaria si è tenuta unâassemblea conclusiva, volta alla sensibilizzazione sulla situazione attuale in Rojava e sullâesistenza sul territorio abruzzese di unâazienda che muove ingenti profitti esportando guerra e morte.
Dopo un anno di indagini, ci chiediamo per quale pericoloso comportamento, 10 persone sono state denuciate. Non è una novitĂ il comportamento della digos e della questura e di come spesso lavorino al soldo di âlor signoriâ: durante il presidio numerose erano state le lamentele dei vertici dellâazienda ai vari digossini, impegnati in mega registrazioni da ogni angolatura. Eâ chiaro come lâintento della procura sia quello di attaccare la solidarietĂ attiva, quella che va oltre i confini geografici e che colpisce direttamente tutta la filiera produttiva della guerra. Il presidio e la cosiddetta âmanifestazione non autorizzataâ, sono il frutto di mesi di mobilitazioni e iniziative sulla costa adriatica, in difesa della rivoluzione sotto attacco nel Rojava: incontri informativi, assemblee, momenti di discussione e benefit per le popolazioni colpite dagli elicotteri italiani di Erdogan.
Il comportamento vendicativo/repressivo dello stato non si prefigura come una novitĂ : per una passeggiata per Chieti scalo scattano le denunce, per la partecipazione attiva in Rojava alla rivoluzione parte la âsorveglianza specialeâ. Lâultima in ordine di tempo, per Eddi, compagna torinese, condannata nel marzo 2020 a due anni di sorveglianza speciale dal Tribunale di Torino con enormi limitazioni per la libertĂ personale. La colpa di Eddi è quella di aver militato nelle Forze di protezione femminile del Rojava, YPJ. Difficile capire la logica dei tribunali dello stato, ammesso e non concesso che ve ne sia una degna di questo nome. Da una parte, le lacrime di coccodrillo dello stato italiano per la morte al fronte, nel marzo 2019, di Lorenzo Orsetti, detto âOrsoâ, compagno fiorentino arruolatosi negli YPG e, dallâaltra, la repressione a casa nostra per chi torna dalla guerra contro Daesh, Isis. La volontà è sempre politica e quella statale è chiara: reprimere le forme di dissenso e dâinformazione diretta e attaccare chi si ribella e difende i popoli in rivolta, a ogni latitudine e longitudine.
In mezzo al caos mediorentale, è un dovere difendere lâesperienza rivoluzionaria del confederalismo democratico del Rojava, contro Erdogan, Daesh e tutte le potenze mondiali.
Stato e Leonardo stessa merda.
âProprio nei momenti piĂš bui che la vostra luce serve.
E ricordate sempre che ogni tempesta inizia con una singola gocciaâ
Difendere il Rojava, per Orso e i/le martiri della rivoluzione!
Un pensiero a Eddi, e a tutte i/le compas colpitx della repressione.
Le imputate e gli imputati
Fonte: Freccia.noblogs.org