Oggi presidio del Coordinamento Migranti davanti alla Prefettura: âCancellare multe ed espulsioni, chiudere definitivamente il Centro Mattei, garantire a tutte e tutti unâaccoglienza negli appartamentiâ. Intanto, lâUsb segnala lâapertura dello stato dâagitazione per le/gli operatrici/ori sociali impiegate/i nei servizi di assistenza e integrazione ai richiedenti asilo.
Migranti nuovamente in piazza âcontro il ricatto dei documenti, contro le discriminazioni dellâaccoglienzaâ: presidio in piazza Roosevelt, oggi, su iniziativa del Coordinamento Migranti, durante il quale âpiĂč di cento migranti â si legge in un post in rete â la maggior parte dei quali residenti nel centro di via Mattei, hanno cercato di raggiungere il Comune per fare sentire la propria voce di fronte alla sede di unâamministrazione che durante la campagna elettorale ha fatto molte promesse, a partire dalla chiusura del Mattei, e dopo le elezioni se ne Ăš velocemente dimenticata. Le forze dellâordine hanno impedito ogni movimento: la ragione ufficiale Ăš che non câĂš stata una comunicazione formale, quella che leggiamo tra le righe Ăš che sono troppo neri, gridano troppo e sono troppo visibili per spostarsi nel centro della cittĂ â.
Prosegue il coordinamento: âĂ ormai noto che a Bologna nessuno deve osare disturbare i traffici commerciali del centro cittadino e lâimmagine luccicante di una cittĂ troppo impegnata a spendere i soldi del PNRR per garantire profitti, non certo per migliorare la condizione di vita dei migranti che spaccandosi la schiena allâInterporto fanno funzionare la grande vetrina del centro. Mesi fa abbiamo avuto un incontro con la vicesindaca Emily M. Clancy e con lâassessore Luca Rizzo Nervo. Entrambi hanno dichiarato che la chiusura del Mattei era una prioritĂ dellâamministrazione cittadina. Ma il Mattei Ăš ancora aperto e noi siamo per questo qui a lottare. Il sindaco Matteo Lepore aveva espresso la sua volontĂ di risolvere il problema della mancanza di mezzi per raggiungere lâinterporto. Nemmeno un bus Ăš stato attivato. Dopo aver promesso, ora i responsabili nemmeno piĂč rispondono alle nostre sollecitazioni. I migranti, Ăš noto, non votano, non consumano abbastanza e vanno bene solo se lavorano a testa bassa. Per quanto ci riguarda la differenza tra chi sostiene il razzismo istituzionale e chi lo combatte Ăš nei fatti non nelle parole. Tra un selfie e lâaltro, i responsabili dellâaccoglienza a Bologna stanno di fatto stabilendo una gerarchia tra le profughe ucraine e i rifugiati e le rifugiate presenti da anni a Bologna. I fatti â cioĂš tutto quello che non Ăš stato fatto â parlano chiaro.â
La protesta, spiega ancora il Coordinamento, nasce âdopo una partecipata assemblea dei migranti del centro Mattei e di altre struttureâ, con la decisione âdi proseguire la lotta per cancellare espulsioni e multe che hanno colpito i richiedenti asiloâ. Si legge poi: âMulte ed espulsioni sono provvedimenti per svuotare i centri di accoglienza, per renderci ancora piĂč poveri, per ricattarci e sfruttarci ancora di piĂč. Per questo devono essere cancellate. Chiunque vive o ha vissuto in accoglienza potrebbe subire questa ingiustizia da un momento allâaltro. Ă unâingiustizia per quelli di noi che hanno conquistato un permesso di soggiorno o una protezione umanitaria, ma che sono stati espulsi dai centri senza preavviso, chiamati in Prefettura per firmare un foglio senza poterlo leggere e poter consultare un avvocato. Ă unâingiustizia per chi Ăš costretto ad aspettare nei centri la decisione della Commissione. Ă unâingiustizia per chi Ăš arrivato da poco e non sa della legge che vieta di superare i 5.000 euro di salario allâanno per poter rimanere nellâaccoglienza. Per questo Ăš unâingiustizia anche per i tanti profughi della guerra in Ucraina che non hanno ricevuto un permesso temporaneo solo perchĂ© hanno la pelle nera. Lââaccogliente Bolognaâ non li colloca negli appartamenti ma li spedisce in strutture affollate, senza sapere che cosa ne sarĂ delle loro vite, con il rischio di essere espulsi da un momento allâaltro. La lotta contro espulsioni e rimborsi Ăš anche la lotta contro il ricatto dei documenti e le discriminazioni dellâaccoglienzaâ. Ecco dunque le tre richieste avanzate dalle/i manifestanti: âCancellare multe ed espulsioni, chiudere definitivamente il Centro Mattei, garantire a tutte e tutti unâaccoglienza negli appartamentiâ.
A proposito di accoglienza, lâUsb segnala lâapertura dello stato di agitazione tra le/i lavoratrici/ori della coop Arca di NoĂš: âDopo unâassemblea sindacale delle operatrici e degli operatori sociali impiegati nei servizi di assistenza e integrazione ai richiedenti asilo, Ăš stato proclamato lo stato di agitazione contro le condizioni di lavoro imposte della cooperativa, in un contesto dove il sistema di accoglienza diventa nuovamente centrale a fronte dellâinasprirsi dei conflitti nel mondo e lâescalation avuta con la guerra in Ucraina. Lo stato di agitazione Ăš figlio di un lungo percorso di sindacalizzazione iniziato dalle lavoratrici e dai lavoratori del sistema di accoglienza migranti con la contestazione ai decreti sicurezza di Minniti e Salvini passando per la vertenza riguardo il Centro Mattei, tuttora riaperto e pieno di criticitĂ sia sociali per gli ospiti che lavorative per gli operatori, fino alla mobilitazione vittoriosa dellâanno scorso per il ritiro delle casse integrazioni forzate imposte unilateralmente dalla cooperativa nei confronti delle lavoratrici della scuola di italiano per migranti. Nonostante le ripetute richieste di incontro comunicate alla cooperativa e sollecitate negli ultimi mesi, la cooperativa Arca di NoĂš si Ăš rifiutata di confrontarsi con la parte sindacale disconoscendo quindi tutti i lavoratori e lavoratrici che hanno democraticamente deciso un percorso sindacale diverso dai sindacati firmatari dei contratti collettivi nazionaliâ.
Aggiunge il sindacato: âDa molto tempo segnaliamo delle distorsioni rispetto allâapplicazione del contratto collettivo nazionale e del contratto integrativo territoriale. Nei servizi di accoglienza migranti gestiti dalla cooperativa Arca di NoĂš non vengono riconosciute le reperibilitĂ , i buoni pasto e inoltre si vive una condizione di part-time obbligatori che produce lavoro povero e mal retribuito. Dentro i servizi convivono forme contrattuali diverse pur avendo la stessa mansione, con lâunico scopo di precarizzare ulteriormente la condizione di chi lavora e contestualmente gli inquadramenti non rispecchiano sempre la mansione effettivamente esercitata. Non vengono inoltre riconosciuti gli istituti previsti dai contratti nazionali quali il diritto allo studio e le assemblee sindacali retribuiteâ.
Fonte: Zic.it