Chi pensa di poter prevaricare lâautonomia della nostra redazione, sbaglia di grosso. Questo Ăš un quotidiano libero, che non segue altre bussole se non quella dellâautorganizzazione. Di fronte ad accuse pretestuose e ad attacchi arroganti, andiamo avanti per la nostra strada e rivendichiamo lâindipendenza del nostro giornale: per fortuna non siamo nella Russia di Putin.
Zic Ăš un giornale autogestito, libero e indipendente: Zic non ha padroni, Zic non prende ordini. Siamo certe/i che su questo ci sia unâampia consapevolezza tra le/i nostre/i lettrici/ori e tra le tante realtĂ sociali con cui incrociamo il cammino. Ma evidentemente Ăš bene ribadirlo, viste le attenzioni rivolte di recente alla nostra redazione da unâorganizzazione politica attiva in cittĂ . Preferiamo non citarne il nome, perchĂš non ha mai trovato posto nel nostro dna la volontĂ di alimentare polemiche e ci scusiamo con tutte le altre realtĂ che non câentrano niente con questa vicenda. Ma abbiamo sempre cercato di mantenere un canale di comunicazione con chi segue questo giornale e sentiamo lâesigenza di farlo anche questa volta. Quindi, i fatti: abbiamo ricevuto alcune comunicazioni (per telefono e via email) molto sgradevoli e dal retrogusto intimidatorio. Lâaccusa? Quella di non aver dato spazio ad una notizia prima ancora del momento individuato dallâorganizzazione in questione per comunicare e illustrare la notizia stessa.
Eâ una rimostranza surreale che si commenterebbe da sola. Eppure, Ăš sulla base di ciĂČ che questa realtĂ politica ci ha fatto sapere, con incomprensibile arroganza, di pretendere la âgaranziaâ della presenza della nostra redazione ad una determinata iniziativa: concetto messo anche nero su bianco in una comunicazione spedita non da una/un singola/o attivista troppo zelante, ma dallâindirizzo dellâorganizzazione politica.
A fronte di ciĂČ, ricordiamo intanto che il lavoro quotidiano su cui poggia Zic Ăš totalmente volontario: ognuna/o di noi fa altri lavori per campare e questo ci impedisce di garantire qualsiasi presenza a chiunque. Tra noi non ci sono ereditiere/i, rivoluzionarie/i di professione, dirigenti di partito o di sindacato: siamo lavoratrici/ori e precarie/i che portano avanti questo progetto tramite un impegno militante che deve farsi spazio nella vita e tra le difficoltĂ di tutti i giorni.
Detto questo, ripetiamolo: Zic non prende ordini. Non Ăš neanche il caso di scomodare la libertĂ di stampa, ma â avendo come unico riferimento lâautorganizzazione, noi â ci colpisce che qualcuna/o possa pensare di imporre ad un giornale cosa deve fare e come: piaccia o meno, non siamo nella Russia di Putin. In piĂč, non pensiamo di dover prendere lezioni da unâarea politica la quale, a sua volta, esprime organi di informazione che non possono certo essere presi ad esempio per la completezza di informazione e la trasversalitĂ dei temi e delle realtĂ a cui danno spazio.
Ci pare proprio che sotto questo profilo la storia di Zic parli da sola. Vale anche per lâarea politica in questione, che su queste pagine ha sempre trovato ampia copertura, tra notizie segnalate e pubblicizzazione delle iniziative promosse. Anche se, fino ad oggi, lâesistenza di Zic per questa area politica non era sembrata cosĂŹ importante: non facciamo questo giornale con lâobiettivo di ricevere dei ringraziamenti, ma non possiamo non notare che negli anni da certe latitudini non sia mai arrivato un riscontro e tantomeno un supporto ad un progetto che ogni giorno cerca di dare voce a chi ne ha meno. Zic ha improvvisamente assunto rilevanza, per la realtĂ politica in questione, solo di fronte a presunte mancanze e per muovere accuse. Ne prendiamo atto.
Ma ci sono anche un altro paio di cose che dovrebbero essere scontate e invece vale la pena ribadire. Zic non si arruola: questo giornale non contribuirĂ mai a portare la guerra in casa. Al contrario, non avendo tornaconti politici da ricercare, continuerĂ a fare quanto nelle sue possibilitĂ per disinnescarla, la guerra, in ogni sua declinazione. E Zic, allo stesso tempo, non perderĂ mai la sua anima antirazzista: la nostra solidarietĂ va sempre e comunque a chi subisce prevaricazione e abusi, ma continueremo a stare alla larga dallâopportunitĂ di sottolineare la nazionalitĂ di chi Ăš accusata/o di atti violenti e reati, con il rischio di stigmatizzare intere comunitĂ . Eâ una pratica cara alla stampa mainstream conservatrice e alla destra. Zic, se proprio ancora non fosse chiaro, Ăš altro.
Non abbiamo mai nascosto i nostri limiti e non crediamo affatto di essere immuni da difetti e possibili errori. Ma abbiamo la coscienza a posto e andiamo avanti per la nostra strada.
Ah, visto che lâabbiamo presa lunga, forse Ăš meglio ripeterlo: Zic Ăš un giornale autogestito, libero e indipendente che non ha padroni e non prende ordini.
La redazione
Fonte: Zic.it